Con l’arrivo della crisi economica nel 2008, le promozioni commerciali hanno fatto sempre più uso del termine “finanziamento a tasso zero”. Basti guardare molte pubblicità di automobili, o di beni di largo consumo come lavatrici e frigoriferi. Questo tipo di finanziamento è stato concepito proprio per invogliare i consumatori all’acquisto nonostante il momento non semplice. Il termine “interessi zero” è allettante, ma prima di procedere a qualunque acquisto è bene conoscere che cosa si intende per finanziamento a tasso zero e quali trucchi possono celarsi dietro questa parola, per scongiurare cattive sorprese.
“Finanziamento a tasso zero” significa che l’intestatario del prestito riceve una certa somma dal finanziatore che presenta un Tasso Annuo Nominale (TAN) zero, quindi si dovrà restituire il prestito senza applicazione di interessi.
Ad esempio, se si acquista un’automobile a 12.000 euro in 4 anni a interessi zero, approfittando di questo fattore potremmo pagare 48 rate mensili a 250 euro al mese (250×48=12000), per una somma totale identico al finanziamento stesso.
Questo, in un mondo ideale dove tutto proceda secondo quanto vorrebbe aspettarsi il contraente del finanziamento. Ma dove può essere il trucco? È molto semplice: oltre al TAN, esiste anche il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale), che indica il costo reale del finanziamento e che non è necessariamente pari anch’esso a zero nei finanziamenti indicati come “a tasso zero”! Il TAEG infatti è costituito da costi aggiuntivi relativi al prestito, sebbene non indicativi di interessi, ma si tratta in ogni caso di ulteriori spese accessorie come ad esempio quelle che possono riguardare incasso di rate, assicurazioni obbligatorie, spese di avvio delle pratiche, che possono essere fatte gravare direttamente su chi acquista il bene, in tutto o in parte. Quindi, se gli interessi sono effettivamente zero, non è detto che non ci siano ulteriori costi rilevati indicati dal TAEG, in quanto trattasi di spese accessorie e non di interessi. Le spese di istruttoria pratica possono arrivare anche al 5% del costo del bene in vendita!
Un altro “trucco” usato dai venditori è quello di includere nel prezzo di vendita i costi richiesti dalle finanziarie per ottenere i prestiti a tasso 0 (quelli che costituiscono il TAEG, per intenderci) recuperandoli in questo modo dalle tasche degli ignari clienti.
Quindi, prima di procedere con un acquisto “a interessi zero”, verificate sempre non solo il TAG, ma anche l’indice del TAEG che vi dirà se sussistono ulteriori spese oppure se il rivenditore si sta offrendo di pagare anche questi costi accessori. Se, invece, questi costi sono stati inclusi nel prezzo di vendita, ve ne accorgerete facendo delle ricerche a parte verificando i prezzi proposti da più rivenditori. In caso di prezzo “gonfiato”, il rivenditore avrà molto probabilmente incluso i costi relativi al TAEG nel prezzo di vendita finale.
Approcciarsi con la dovuta diffidenza a queste “spettacolari promozioni” è opportuno, perché quasi mai si ha a che vedere con “interessi zero” allo stato puro, in cui cioè l’azienda venditrice si accolla anche i costi accessori del finanziamento. Il prestito comporta sempre dei costi, che spesso e volentieri i venditori non vogliono sostenere facendoli pagare ai propri clienti in modo non sempre trasparente.